ṭanaqqʷara
quadril. I
injureen,
wounden, ‘
ferireit’
ቦእምኔሆን፡ እንተ፡ ትጸፍዖ፡ ገጾ፡ ወቦ፡ እምኔሆን፡ እንተ፡ ትዘብጦ፡
ዘባኖ፡ ወቦ፡ እምኔሆን፡ እለ፡ ይጠነቍራ፡ ዐይኖ፡ ‘
Tra di loro, chi lo schiaffeggiava sul viso, chi lo batteva
sulla schiena e chi lo feriva agli occhiit’
87-88 § 221 (ed.),
53 § 221
(tr.) (‘«lo feriva»: testo
yǝṭanaqqʷerā di {witnesses} ABCD; {...} ABCD postulano un verbo
ṭanaqqʷara non attestato in etiopico;
504b, ripreso da
594, riporta per
ṭenqur «(amarico)
č̣ǝnqur ; nome di una ferita, un tipo de ferita»; per amarico
č̣ǝnqur vd.
852 «piaga purulenta, ulcera»; ma
in amarico si trova anche
ʾač̣anaqqʷara «tenere un occhio chiuso» e derivati, vd.
852;
2231; in tigrino si
trova
č̣anaqʷara , vd.
937 «scarabocchiare, fare sgorbi
nello scrivere ecc.», ma anche lo stesso senso dell’amarico, vd.
2518;
896 «avere gli occhi
sottili, semichiusi per malattia ecc.»; similmente in
616; sempre in tigrino si ha anche
ṭanqʷara vd.
915 «giungere, arrivare in
altezza»;
875 «attaccarsi con una prolunga a q.sa che non
si può raggiungere», scil. «raggiungere, riuscire ad arrivare»; similmente
606 per il participio
ṭanqʷāri «che fa uscire estraendola, q.sa che si trova in fondo»; cfr. anche
2463; similmente per il guraghe
ṭanäqqʷälä
624 «pull out the eye or anything
from a hollow place», che nel senso di «estrarre» richiama molto il tigrino
ṭanaqʷara ; difficile quindi orientarsi tra una sleva di forme che paiono
organizzare una costellazione di significati; per l’etiopico
ṭanaqʷara si può forse proppore «produrre una ferita il cui esito è il
congiungimento delle palpebre dell’occhio e la sua chiusura parziale»’
53-54 n.18 )